︎ la nostra storia ︎
Il tragitto classico che si compie prendendo l’asse di via Garibaldi e infilandosi nella manica stretta di via Sant’Agostino, proietta direttamente in piazza Emanuele Filiberto, dove si affaccia all’ingresso lo storico locale, aperto al civico 9 e che nelle sue insegne si ispira al noto liquore francese, da servire tipicamente addizionato con acqua e ghiaccio.
E mai nome fu più calzante perché Pastis significa “miscela”.
Oltre all’anice stellato, dal denso drink arrivato dalle sponde di Marsiglia, sale l’aroma della liquirizia, delle erbe e delle spezie che ci riportano al mar mediterraneo.
E’ questa la sensazione da cui si viene assaliti quando ci si siede ai tavolini del locale, misurati come quelli dei bistrot parigini e su cui d’estate si allunga e si intreccia l’ombra degli alberi e degli ombrelloni che fanno pensare a una piccola marina precipitata in questo incantevole spazio urbano. Il sud d’Italia e del mondo si danno appuntamento qui ogni giorno, sulla tavola e nel calore degli sguardi che non si risparmiano anche nelle stagioni più fredde.
Perché qui appunto tutto si mescola.
E mai nome fu più calzante perché Pastis significa “miscela”.
Oltre all’anice stellato, dal denso drink arrivato dalle sponde di Marsiglia, sale l’aroma della liquirizia, delle erbe e delle spezie che ci riportano al mar mediterraneo.
E’ questa la sensazione da cui si viene assaliti quando ci si siede ai tavolini del locale, misurati come quelli dei bistrot parigini e su cui d’estate si allunga e si intreccia l’ombra degli alberi e degli ombrelloni che fanno pensare a una piccola marina precipitata in questo incantevole spazio urbano. Il sud d’Italia e del mondo si danno appuntamento qui ogni giorno, sulla tavola e nel calore degli sguardi che non si risparmiano anche nelle stagioni più fredde.
Perché qui appunto tutto si mescola.
Sul bancone del bar che riprende le decorazioni anni ’60 del Caffè Paulista, il Pernod va a braccetto con le bollicine del Barone Pizzini, ad ogni ora del giorno, dalla colazione fino al dopocena. In cucina dettano legge i sapori inconfondibili del Mare Nostrum e si sposano insieme a quelli più casalinghi.
Avete mai osservato i rigagnoli di sugo che scendono lungo le scanalature a spirale delle busiate?
Solo qui è possibile assistere a questo spettacolo unico, frutto della cucina tradizionale applicata al design e alla storia della pasta. E poi una serie di piatti concepiti come tapas all’italiana ed altri più istituzionali e intramontabili come il cous cous di pesce alla trapanese, le polpettine al sugo (proprio come le cucina la nonna), il carpaccio di pesce crudo fino agli spaghetti con le sarde e finocchietto selvatico.
Vere e proprie armi di distruzione gastronomica di massa capaci di far pensare alle vacanze in ogni momento dell’anno.
Non solo ristorante, non solo caffè e non solo bistrot.
Il Pastis è soprattutto un porto senza mare dove approdano business man in cerca di quiete e semplicità piuttosto che i “comunali”, giovani studenti che fanno la spola tra il Balon e il campus universitario, clienti delle bancarelle di Porta Palazzo piuttosto che hub dove arrivano scrittori, artisti, musicisti e prendono casa iniziative legate alla cultura e all’arte soprattutto emergente e sotterranea.
Non sono lontani i tempi in cui tra queste pareti e gli arredi decorati da Sergio Cascavilla un gruppo di architetti ha iniziato a disegnare sulle tovagliette di carta che poi una volta appese al muro ha creato la scintilla per la nascita di SugoNews, la prima rivista da tavola che tutt’ora è diffusa in centinaia di locali torinesi e non o quando, appena iniziati gli Anni Zero, alcuni artisti affermati hanno customizzato con la propria opera le biciclette di ABC Libera, in anticipo di anni sui concetti di bike sharing, etica No Oil, massa critica e mobilità sostenibile che sarebbe sopraggiunta più avanti. E ancora, l’orto urbano Cascina Quadrilatero, realizzato e tutt’ora attivo sulla piazza proprio nel cuore del Quadrilatero Romano, il Tavolo Accorsi così chiamato dal progetto Movie on the Road per ricordare che qui è stato girato Santamaradona di Marco Ponti, la comunicazione virale curata dal Laboratorio Zanzara, il frammento originale del Muro di Berlino conservato fin dalla fondazione del locale, il concorso per artisti emergenti IoEspongo che ha precorso i tempi così come il Flash Festival, dedicato all’animazione digitale, le opere murarie diffuse di Br1, Halo Halo, Emiliano Ponzi, Davide Bramante, Pierluigi Pusole, A pranzo con l’Imperatore, la musica classica suonata dal vivo all’ora di pranzo e Spaghettissima .
Il fatto è che qui più che altrove, si può toccare con mano e respirare la mescolanza continua che fa vibrare le corde di Torino.
Con alle spalle il più grande e multietnico mercato all’aperto d’Europa, con le sue voci e i suoi profumi inconfondibili, con i piedi sopra le griglie che separano dal vuoto pneumatico delle leggendarie ghiacciaie torinesi e con i sensi che per un’istante possono assaporare a pieno la nostra città, sognando di essere altrove.